Sono assai importanti i risultati di una nuova ricerca pubblicata su “Nature Geoscienze”, firmata anche dall’INGV, Osservatorio vesuviano di Napoli, assieme all’Università di Oxford e Durham, al fine di sorvegliare i vulcani attivi e quiescenti. Il segnale significativo di un’imminente eruzione vulcanica si andrebbe a ricavare dal cambiamento della composizione delle bolle di gas emesse in superficie dal magma. Come caso di studio, è stato utilizzato il vulcano dei Campi Flegrei, presente nell’area napoletana. Questo vulcano, seppure tuttora attivo, ha eruttato l’ultima volta nel 1538.
I ricercatori si sono concentrati sullo studio di materiali generati durante un’eruzione vulcanica esplosiva avvenuta circa 4.000 anni fa ai Campi Flegrei. Attraverso una nuova metodologia di indagine sui cristalli di apatite, è stato possibile ricostruire l’evoluzione del magma nel tempo, fino ai processi che possono innescare per l’appunto un’eruzione esplosiva. Da qui viene il fatto che la rilevazione delle condizioni di saturazione dei gas nel magma possa essere una metodologia utile per la sorveglianza dei vulcani, dato che l’apatite è un minerale presente in molti sistemi vulcanici.