Mentre quest’oggi 4 novembre 2018, vi parliamo di meteo estremo, siamo affranti per le 12 vittime della Sicilia, di cui due bambini, lei previsioni meteo per i prossimi giorni sono pessime.
Era il 4 novembre 1966, l’Italia era interessata da un susseguirsi di perturbazioni atmosferiche foriere di piogge molto intensa, ci furono alluvioni nel nordest. Ma l’alluvione che ebbe un’eco mondiale fu quella di Firenze, la città dell’arte, conosciuta in tutto il mondo per il suo patrimonio artistico unico.
Dopo due giorni di pioggia torrenziale, il 4 novembre, al pomeriggio la città fu investita da un violentissimo temporale. Pioggia torrenziale cadde per molte ore. I dati pluviometrici indicano quantitativi di pioggia dell’aria di Firenze tra i 150 e 200 mm in un solo giorno. Ma piogge di maggiore portata avvennero a monte, e tutta la valle dell’Arno fu interessata da una devastante alluvione.
Il sito del CNR la segnala come segue:
Le regioni più colpite furono quelle del Nord-Est (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia) e del Centro (Toscana, e più limitatamente Emilia-Romagna e Umbria), dove avvennero estese inondazioni e numerose frane.
Nelle regioni settentrionali i morti furono 87, in 9 province (6 a Bolzano, 26 a Trento, 26 a Belluno, 2 a Treviso, 3 a Venezia, 5 a Vicenza, 14 a Udine, 4 a Pordenone e 1 a Brescia).
Gli sfollati furono oltre 42.000, di cui 25.800 in Veneto, 15.800 in Friuli-Venezia Giulia, 800 in Emilia-Romagna e oltre 400 in Trentino-Alto Adige. In Pianura Padana e nella Pianura Veneta furono inondati almeno 137 kmq di territorio, e furono riportati danni in almeno 209 Comuni.
Solo in Provincia di Belluno furono danneggiati o distrutti 4300 edifici, 528 ponti e 1.346 strade.
A Venezia, il 4 novembre 1966 l’acqua alta raggiunse il livello di 194 cm, ad oggi mai più eguagliato. I danni più rilevanti si ebbero tuttavia in Toscana, dove il fiume Ombrone inondò il Grossetano causando migliaia di sfollati.
Nel bacino del fiume Arno, in sole 24 ore, diversi pluviometri registrarono valori vicini o superiori ai 200mm di pioggia, di norma corrispondenti alla media di tutto il mese di novembre. Numerosi corsi d’acqua andarono in piena o esondarono, la viabilità venne in più punti interrotta da frane. Nella regione si contarono 47 morti, centinaia di feriti e 46.000 tra sfollati e senzatetto.
A Firenze la piena dell’Arno arrivò la mattina del 4 novembre. Le acque superarono le spallette dei lungarni e sommersero i quartieri storici, raggiungendo in alcuni punti i 5 metri di altezza e formando un lago di circa 40 kmq di superficie. In città i morti furono 19, altrettanti quelli nelle zone limitrofe.
I danni materiali furono gravissimi: alla fine risultarono distrutti o danneggiati 9.752 negozi, 8.548 botteghe, 248 alberghi, 600 insediamenti produttivi, 13.943 abitazioni, migliaia di automobili. L’evento lasciò disoccupate oltre 30.000 persone. Il bilancio dei danni fu aggravato dalla perdita del patrimonio artistico e culturale.
Da tutto il mondo vennero per ripulire Firenze dal fango, allora considerata una delle città più belle al mondo. Si cercava di ripulire dal fango sottilissimo libri, opere d’arte e tutto ciò che era possibile. Coloro che vennero in soccorso da ogni parte del mondo furono chiamati di “angeli del fango”, appellativo utilizzato più tardi dopo un’altra gravissima alluvione quella che si ebbe a Genova il 7 ottobre 1970.
Italia, Paese a elevato rischio alluvionale, idrogeologico, sismico, vulcanico. Ci lamentiamo di tutto ciò soprattutto quando avviene una catastrofe, quando è troppo tardi. Sarà opportuno riparare con maggiore prevenzione e forse con una mentalità diversa rispetto a quella attuale.