Riprendiamo l’argomento, argomento che stiamo approfondendo settimanalmente e che quasi certamente catturerà l’attenzione di Voi attenti lettori. Stiamo parlando del Vortice Polare e delle implicazioni meteo climatiche legate al suo stato di salute.
Salute cagionevole, fin dagli albori ovvero fin dallo scorso mese di Ottobre. I flussi di calore provenienti dalle principali strutture anticicloniche dell’emisfero boreale – in primis l’Alta Pressione dell’Oceano Pacifico – costringono il Vortice a decentrarsi rispetto alla sede geografica di appartenenza (il Polo Nord).
A novembre, nella prima decade, tale decentramento aveva prodotto la comparsa di alte pressioni sul Circolo Polare Artico e conseguente irruzione fredda fin nel cuore del Vecchio Continente. A dicembre, nei prossimi giorni, disturbi ancor più organizzati – stavolta entrerà in scena anche l’Alta Pressione delle Azzorre – potrebbero dirottare una vigorosa irruzione artica nel cuore del Mediterraneo.
Ma quel che più interessa evidenziare è proprio la difficoltà del Vortice Polare nel provare a contrastare tali disturbi. Ci proverà, ancora una volta, ma più energia metterà nel tentarci più rischierà di esplodere. Sì, stiamo parlando di “Split”, di rottura. Una dinamica normalissima a fine stagione, non certo usuale nelle prime fasi invernali. E’ più facile che accada nei mesi di gennaio e febbraio, ma talvolta può succedere anche a Dicembre.
Tralasciamo possibili effetti, parlarne sarebbe azzardato oltre che prematuro. Al momento limitiamoci a considerare plausibile l’ipotesi, ipotesi che dovesse confermarsi aprirebbe le porte a una stagione invernale davvero eclatante.