L’improvviso, violento riscaldamento della stratosfera ha prodotto un cambiamento meteo climatico sostanziale.
Stiamo parlando di un fenomeno ampiamente descritto durante il mese di Dicembre, ipotizzando dinamiche al suolo orientate in direzione di freddo e neve. Se avete osservato con molta attenzione i modelli fisico-matematici, quelli che per intenderci ci dicono esattamente ciò che avviene in prossimità del suolo, avrete certamente notato reiterate ondulazioni con innesco di irruzioni fredde prevalentemente artiche.
La prima giungerà a metà settimana, un’altra potrebbe manifestarsi a ridosso dell’inizio dell’ultima decade, un’altra ancora entro fine mese. Stiamo parlando di quelle che in gergo tecnico prendono il nome di “pulsazioni” dello Stratwarming, ovvero della risonanza al suolo del fenomeno del riscaldamento stratosferico.
In giro per la rete capita di leggerne di tutti i colori, c’è già chi si sta scoraggiando perché non vede quegli effetti devastanti che avrebbero potuto condurre ad un’ondata di gelo da record. Ci si dimentica che l’atmosfera è un sistema dinamico, estremamente complesso, mai uguale a sé stesso. Questo per dirvi che se anche il riscaldamento stratosferico attuale è stato più intenso di quello che scatenò il gelo d’inizio 1985, le condizioni atmosferiche dell’epoca non sono minimamente paragonabili alle attuali. Ogni Stratwarming, ogni Split del Vortice Polare fa storia a sé.
La nostra idea è che quest’anno gli effetti dello sconquasso atmosferico possano durare a lungo, probabilmente sino a febbraio inoltrato. Ragion per cui aspettiamoci varie ondate di freddo, alcune più forti e durature, altre più rapide e incisive.